giovedì 26 novembre 2009

LA PIRATERIA? PUO' PASSARE DI MODA

Sull'esempio di iTunes: chi fornisce buona musica a prezzi ragionevoli è destinato a un successo inaspettato

Quando Steve Jobs annunciò che avrebbe cercato di vendere un prodotto – canzoni in formato digitale – che si poteva tranquillamente trovare gratis – illegalmente, certo – su Internet furono in molti a scuotere la testa. Ma il sucesso di iTunes Store, che ormai permette di acquistare anche spettacoli tv e molto altro per varie piattaforme, ha fatto tendenza. E nascono molti servizi volti a vendere – in cambio di un pagamento alla volta o di un abbonamento mensile o settimanale – musica digitale. Tanto che scaricare illegalmente, sostiene il Guardian, potrebbe addirittura diventare obsoleto. Messo in pensione da servizi moderni, facili da usare. Come iTunes. Il Guardian fa gli esempi di Spotify.com e We7.com, di quello firmato Nokia (Comes With Music), dei nuovi Rdio.com (dai fondatori di Skype), Virgin Media, Sky Songs, mog.com. Perché se la pirateria continua a avere accaniti fautori, e comunque crea danno all'industria discografica, il mercato legale prova che chi fornisce buona musica a prezzi ragionevoli con modalità di pagamento razionali e facili da usare, è destinato a avere un successo fino a poco fa inaspettato. Con buona pace delle Cassandre che davano per finito il modello economico dell'industria discografica. E facendo sperare in un futuro migliore anche la carta stampata, perché sembra sempre più chiaro che esiste davvero un modo per sfruttare commercialmente Internet. Che non è soltanto un mezzo per consegnare gratis dei contenuti coperti da diritto d’autore a un pubblico restio a pagare per questi contenuti.
Certo l'innovazione, per la musica, non è arrivata dalle case discografiche, spiazzatissime dal fenomeno Internet, ma dall'hi-tech. Così come le generalmente poco innovative – sotto il profilo tecnologico – aziende editoriali sembrano soffrire degli stessi problemi dell’industria discografica. Da una parte è ingeneroso accusare i discografici di non avere inventato iTunes – in fondo il loro mestiere è scoprire talenti, fare in modo che essi creino bella musica e la incidano nel modo migliore, e vendere poi il prodotto finale. Il mestiere, per esempio, di Steve Jobs è invece quello di inventare gli strumenti tecnologici del futuro – normale che lui sia più avanti dei discografici, in questo senso. E quando – auspicabilmente presto – si troverà il modo di far rendere soldi veri ai contenuti giornalistici su Internet, non le briciole attuali, è probabile – ci si rassegni -- che l'idea vincente non nasca da un editore ma da un'azienda della Silicon Valley. Però il mercato degli mp3 è cambiato e dà un'alternativa semplice, sicura e legale allo stato brado della pirateria – non solo il rock, ma si allineano anche i templi della classica, che vendono dirette in streaming dei concerti dei Berliner Philharmoniker e Bayreuth, e Metropolitan di New York e Scala e Covent Garden mettono a disposizione proiezioni delle opere a alta definizione nei cinema. Perché l'ascoltatore e l'ascoltatrice – come il lettore e la lettrice – disposti a pagare il giusto, in modo semplice e “user-friendly”, per i contenuti, esistono eccome, là fuori. Basta saperli invitare nel modo giusto. E anche il futuro fa un po’ meno paura.

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_novembre_19/pirateria_musica_giornali_matteo_persivale_7358b9a4-d4d5-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

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